[dal Corriere della Sera del 25/02/2009 - di Roberto Zuccolini]
Nici Vendola, che cosa cambia, per la Sinistra che rappresenta, l’avvento di Franceschini alla guida del PD?
L’occultamento delle sconfitte, ultima delle quali in Sardegna, non poteva durare a lungo. Lo dico con rispetto per Veltroni, che ha abbandonato la segreteria con tanta dignità. Ma è evidente che rappresenta anche la sconfitta della sua teoria, cioè quella di un PD autosufficiente, capace un giorno di governare da solo, secondo un schema bipartitico. Franceschini è molto simpatico e intelligente, ma ciò che conta per noi non è la leadership, bensì il processo politico. Ci attendiamo che il partito non sia più neutrale nei confronti del conflitto sociale e sindacale in atto. È mai possibile restare sulle difensive quando il mondo è in crisi per colpa delle politiche neoliberiste e di destra degli anni passati?
Un PD non più autosufficiente, quindi anche vostro alleato?
Le alleanze non sono giocare a battaglia navale, con le caselle da riempire. Cominciamo a dialogare sui contenuti dell’opposizione in una società che sembra esprimere, come fenomeno più progressista, il Festival di Sanremo. Partiamo dai luoghi di un possibile incontro.
Ad esempio le amministrative?
Il livello locale è molto importante. Io ho vinto le elezioni con un’alleanza molto larga, che andava dai dc a Rifondazione, e in quattro anni sono riuscito ad andare d’accordo con tutti.
Quindi anche con l’Udc, magari in futuro a livello nazionale?
Non andremo a mettere cartelli di divieto di sosta alle forze politiche in una fase così movimentata. All’Udc bisogna guardare consapevoli delle differenze esistenti. Ma al tempo stesso, se si vuole vincere, è indispensabile cercare di aprire varchi nel blocco sociale di centrodestra dominato da Berlusconi. Per questo insisto: per ora guardiamo al livello locale. È lì che maturano le relazioni. Poi si vedrà.
Nel frattempo però ci saranno le europee.
Per Strasburgo dobbiamo rilanciare l’alleanza a Sinistra: se piuttosto che litigare e divergere per ragioni di bottega avessimo il coraggio di mettere insieme tutte le nostre forze faremmo un investimento sul futuro.
Superando lo sbarramento del 4 per cento, imposto dalla nuova legge?
Ferrero pensa a riunificare i comunisti. Sbaglia. C’è bisogno di una nuova Sinistra, il partito del ventunesimo secolo. E c’è bisogno di risollevarsi dal trauma costituito dalla nostra assenza nel Parlamento italiano. Rientrare in quello europeo potrebbe essere un segnale importante. Un evento che darebbe nuovo slancio all’opposizione. Stiamo attenti perché le generazioni future non cercheranno di capire chi aveva ragione al congresso di Chianciano Terme, ma perché i ragazzi di Nettuno andavano a bruciare gli immigrati senza fissa dimora.
Nici Vendola, che cosa cambia, per la Sinistra che rappresenta, l’avvento di Franceschini alla guida del PD?
L’occultamento delle sconfitte, ultima delle quali in Sardegna, non poteva durare a lungo. Lo dico con rispetto per Veltroni, che ha abbandonato la segreteria con tanta dignità. Ma è evidente che rappresenta anche la sconfitta della sua teoria, cioè quella di un PD autosufficiente, capace un giorno di governare da solo, secondo un schema bipartitico. Franceschini è molto simpatico e intelligente, ma ciò che conta per noi non è la leadership, bensì il processo politico. Ci attendiamo che il partito non sia più neutrale nei confronti del conflitto sociale e sindacale in atto. È mai possibile restare sulle difensive quando il mondo è in crisi per colpa delle politiche neoliberiste e di destra degli anni passati?
Un PD non più autosufficiente, quindi anche vostro alleato?
Le alleanze non sono giocare a battaglia navale, con le caselle da riempire. Cominciamo a dialogare sui contenuti dell’opposizione in una società che sembra esprimere, come fenomeno più progressista, il Festival di Sanremo. Partiamo dai luoghi di un possibile incontro.
Ad esempio le amministrative?
Il livello locale è molto importante. Io ho vinto le elezioni con un’alleanza molto larga, che andava dai dc a Rifondazione, e in quattro anni sono riuscito ad andare d’accordo con tutti.
Quindi anche con l’Udc, magari in futuro a livello nazionale?
Non andremo a mettere cartelli di divieto di sosta alle forze politiche in una fase così movimentata. All’Udc bisogna guardare consapevoli delle differenze esistenti. Ma al tempo stesso, se si vuole vincere, è indispensabile cercare di aprire varchi nel blocco sociale di centrodestra dominato da Berlusconi. Per questo insisto: per ora guardiamo al livello locale. È lì che maturano le relazioni. Poi si vedrà.
Nel frattempo però ci saranno le europee.
Per Strasburgo dobbiamo rilanciare l’alleanza a Sinistra: se piuttosto che litigare e divergere per ragioni di bottega avessimo il coraggio di mettere insieme tutte le nostre forze faremmo un investimento sul futuro.
Superando lo sbarramento del 4 per cento, imposto dalla nuova legge?
Ferrero pensa a riunificare i comunisti. Sbaglia. C’è bisogno di una nuova Sinistra, il partito del ventunesimo secolo. E c’è bisogno di risollevarsi dal trauma costituito dalla nostra assenza nel Parlamento italiano. Rientrare in quello europeo potrebbe essere un segnale importante. Un evento che darebbe nuovo slancio all’opposizione. Stiamo attenti perché le generazioni future non cercheranno di capire chi aveva ragione al congresso di Chianciano Terme, ma perché i ragazzi di Nettuno andavano a bruciare gli immigrati senza fissa dimora.
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