La notizia è di quelle da far raggelare tutti, ecologisti e non, antinuclearisti e non. La stampa tedesca informa che la il Governo Merkel, che la Germania, la locomotiva economica del Vecchio Continente, il Paese europeo che più si è speso per le rinnovabili ha deciso di tornare al nucleare, di dire "no" al "no al nucleare".
Per chi sta facendo campagna politica in Italia sul nucleare è una notizia da sbandierare come l'esempio evidente che non si può fare a meno dell'energia dall'atomo, anzi, che il nucleare è la panacea della questione energetica.
Questo sarebbe ragionevole se però si omettesse, come si fa, che la cosa non è proprio così. In Germania l'avversione all'atomo è evidente ed è sedimentata nello spirito pubblico tedesco. Il Governo centrista (ma che guarda a destra) della Merkel ha solo procrastinato la chiusura delle centrali nucleari tedesce dal 2022 al 2050. La stampa parla di un compromesso che consentirà alle società energetiche che gestiscono centrali nucleari di fare profitti e di dare allo Stato parte consistente di questi soldi (il 75%) per finanziare le energie verdi.
In questo primo accordo non si parla di costruire nuove centrali, ma solo di evitare che una troppo rapida rivoluzione energetica possa compromettere l'economia tedesca, visto che le energie rinnovabili costano ancora molto di più dell'atomo e delle fonti fossili. Non si capisce, però, perché di recdente siano stati ridotti i contributi statali al fotovoltaico... che sia solo il primo passaggio del Governo di centro-destra tedesco per fare dietrofront?
Questi atti, però, vanno letti in relazione a quanto già si sapeva; gli alleati di destra della Merkel sono decisamente per il nucleare, cosa che li contraddistingue, ad sempio, dai verdi e dai socialdemocratici tedeschi, fautori di quella legge che tanto ha fatto sperare per un rapida passaggio all'energia sostenibile.
In tutto ciò, non bisogna dimenticare che gli istituti internazionali, in primis l'Agenzia Internazionale dell'Energia, ci fanno notare che il nucleare non è la soluzione (tutt'al più può contribuire a risolvere il problema... nell'ordine del 5% al 2050...), e che se non si riducono i consumi di energia la questione è tutt'altro che risolta.
Questa scelta della Germani non può essere considerata tecnica, ma politica. Il nucleare costa e molti costi sono nascosti dallo Stato (come la gestione delle scorie), è rischioso, 16% è il rischio di incidente massimo ipotizzabile in Europa, ma la logica dell'economia liberale (supportata dal protezionismo statale) rende "ottima" questa scelta tedesca...
Questo sarebbe ragionevole se però si omettesse, come si fa, che la cosa non è proprio così. In Germania l'avversione all'atomo è evidente ed è sedimentata nello spirito pubblico tedesco. Il Governo centrista (ma che guarda a destra) della Merkel ha solo procrastinato la chiusura delle centrali nucleari tedesce dal 2022 al 2050. La stampa parla di un compromesso che consentirà alle società energetiche che gestiscono centrali nucleari di fare profitti e di dare allo Stato parte consistente di questi soldi (il 75%) per finanziare le energie verdi.
In questo primo accordo non si parla di costruire nuove centrali, ma solo di evitare che una troppo rapida rivoluzione energetica possa compromettere l'economia tedesca, visto che le energie rinnovabili costano ancora molto di più dell'atomo e delle fonti fossili. Non si capisce, però, perché di recdente siano stati ridotti i contributi statali al fotovoltaico... che sia solo il primo passaggio del Governo di centro-destra tedesco per fare dietrofront?
Questi atti, però, vanno letti in relazione a quanto già si sapeva; gli alleati di destra della Merkel sono decisamente per il nucleare, cosa che li contraddistingue, ad sempio, dai verdi e dai socialdemocratici tedeschi, fautori di quella legge che tanto ha fatto sperare per un rapida passaggio all'energia sostenibile.
In tutto ciò, non bisogna dimenticare che gli istituti internazionali, in primis l'Agenzia Internazionale dell'Energia, ci fanno notare che il nucleare non è la soluzione (tutt'al più può contribuire a risolvere il problema... nell'ordine del 5% al 2050...), e che se non si riducono i consumi di energia la questione è tutt'altro che risolta.
Questa scelta della Germani non può essere considerata tecnica, ma politica. Il nucleare costa e molti costi sono nascosti dallo Stato (come la gestione delle scorie), è rischioso, 16% è il rischio di incidente massimo ipotizzabile in Europa, ma la logica dell'economia liberale (supportata dal protezionismo statale) rende "ottima" questa scelta tedesca...
Nessun commento:
Posta un commento