Aggiorniamo i compagni e chi segue il nostro blog su quanto sta accadendo sulla questione dell'inquinamento delle falde acquifere a valle dell'inceneritore "Fenice".
Di recente è apparo sul "Quotidiano della Basilicata" un articolo, che riportiamo in calce, il quale ci informa delle novità in merito alla faccenda "Fenice". Ciò che sconcerta forse più di tutto è che solo dai giornali i cittadini possono avere informazioni sulla questione...
Per ora molte domande non hanno ancora avuto risposta... lasciamo il tempo a tutti di riflettere sulla faccenda, sperando di arrivare a chiarire una vicenda dai risvolti inquietati...
Per ora molte domande non hanno ancora avuto risposta... lasciamo il tempo a tutti di riflettere sulla faccenda, sperando di arrivare a chiarire una vicenda dai risvolti inquietati...
QUOTIDIANO DELLA BASILICATA, 11/01/2010, di Luciano Nardiello
Si è tenuta ieri mattina a Melfi una conferenza di servizio per discutere del caso Fenice. L’impianto di termovalorizzazione lo scorso anno ha causato gravi danni all’ambiente inquinando oltre i terreni anche le falde acquifere sotterranee che corrono lungo l’area di San Nicola di Melfi. La conferenza indetta dalla città di Melfi e dal sindaco Ernesto Navazio ha visto partecipi rappresentanti della regione Basilicata, della provincia di Potenza, dell’Arpab e della Fenice. Sono stati analizzati i risultati delle indagini effettuate sul termovalorizzatore per verificare il rientro dei parametri ottimali. Una situazione difficile che nel marzo scorso aveva determinato l’emanazione dell’ ordinanza comunale che vietava qualsiasi utilizzo delle acque provenienti dai pozzi sotterranei presenti non solo all’interno del perimetro dell’impianto Fenice ma anche a valle. Dai dati dell’Arpab pervenuti dai pozzi spia situati lungo tutta l’area risultava che vi fossero pesanti contaminazioni di nichel, fluoruri, nitriti, bromo e addirittura il pericolosissimo mercurio. Dalla conferenza di ieri è emerso l’intento di tutte le parti a fare il punto su quanto fatto fin ora, su tutti gli interventi che sono stati messi in opera per bonificare l’area. In questo modo mettendo a sistema tutto il lavoro svolto si potrà avere un quadro più chiaro su quanto rimane ancora da fare compresa l’identificazione di nuove possibili sorgenti di contaminazione. Per quanto riguarda i pozzi di monitoraggio, invece, la decisione presa è stata quella di far diventare il prelievo di acqua da esaminare da giornaliero a settimanale visto che i risultati giornalieri dal mese di aprile non mostrano variazioni significative. Fa frequenza dei controlli potrebbe passare ad essere mensile visto che la velocità di scorrimento della falda sotterranea e con essa delle sostanze inquinanti è di 0,5 mg. «Siamo arrivati ad un punto decisivo - commenta a caldo Navazio “in base alle attività che sono state poste in essere dalla lettura delle analisi si interverrà o meno sulle azioni di bonifica successive. Dobbiamo continuare con l’attività di controllo e monitoraggio come è giusto che sia per una pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini». La posizione dei rappresentanti di Fenice è di piena collaborazione per cercare di risolvere la delicata situazione che è stata causata.
Si è tenuta ieri mattina a Melfi una conferenza di servizio per discutere del caso Fenice. L’impianto di termovalorizzazione lo scorso anno ha causato gravi danni all’ambiente inquinando oltre i terreni anche le falde acquifere sotterranee che corrono lungo l’area di San Nicola di Melfi. La conferenza indetta dalla città di Melfi e dal sindaco Ernesto Navazio ha visto partecipi rappresentanti della regione Basilicata, della provincia di Potenza, dell’Arpab e della Fenice. Sono stati analizzati i risultati delle indagini effettuate sul termovalorizzatore per verificare il rientro dei parametri ottimali. Una situazione difficile che nel marzo scorso aveva determinato l’emanazione dell’ ordinanza comunale che vietava qualsiasi utilizzo delle acque provenienti dai pozzi sotterranei presenti non solo all’interno del perimetro dell’impianto Fenice ma anche a valle. Dai dati dell’Arpab pervenuti dai pozzi spia situati lungo tutta l’area risultava che vi fossero pesanti contaminazioni di nichel, fluoruri, nitriti, bromo e addirittura il pericolosissimo mercurio. Dalla conferenza di ieri è emerso l’intento di tutte le parti a fare il punto su quanto fatto fin ora, su tutti gli interventi che sono stati messi in opera per bonificare l’area. In questo modo mettendo a sistema tutto il lavoro svolto si potrà avere un quadro più chiaro su quanto rimane ancora da fare compresa l’identificazione di nuove possibili sorgenti di contaminazione. Per quanto riguarda i pozzi di monitoraggio, invece, la decisione presa è stata quella di far diventare il prelievo di acqua da esaminare da giornaliero a settimanale visto che i risultati giornalieri dal mese di aprile non mostrano variazioni significative. Fa frequenza dei controlli potrebbe passare ad essere mensile visto che la velocità di scorrimento della falda sotterranea e con essa delle sostanze inquinanti è di 0,5 mg. «Siamo arrivati ad un punto decisivo - commenta a caldo Navazio “in base alle attività che sono state poste in essere dalla lettura delle analisi si interverrà o meno sulle azioni di bonifica successive. Dobbiamo continuare con l’attività di controllo e monitoraggio come è giusto che sia per una pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini». La posizione dei rappresentanti di Fenice è di piena collaborazione per cercare di risolvere la delicata situazione che è stata causata.
Nessun commento:
Posta un commento