(da Aprileonline.info, di Simone Sormani)
Dalle elezioni europee ci dividono tre mesi. Un tempo breve per tirare il fiato e per rimediare in fretta e furia là dove sono stai commessi errori. Ma almeno si potrà, anzi si dovrà cercare di riallacciare quel filo interrotto con il popolo italiano, cercando di guardare oltre le prossime scadenze elettorali. Dunque si dovranno discutere le prospettive politiche e le modalità organizzative, il rapporto con i cittadini e il territorio.
Un breve lasso di tempo resta ai partiti della sinistra e del centrosinistra tra le deludenti, probabilmente catastrofiche, elezioni regionali abruzzesi e sarde e le prossime consultazioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Un'arco di circa tre mesi in cui non ci sarà il tempo per tirare il fiato, nè per rimediare in fretta e furia là dove fino ad ora sono stai commessi errori, ma quanto meno si potrà, anzi si dovrà cercare di riallacciare, cosa sempre più difficile invero, quel filo troppe volte interrotto con il popolo italiano, cercando, possibilmente, di guardare anche oltre le prossime scadenze elettorali.
Discutere per riprogrammare il futuro, le prospettive politiche e le modalità organizzative, il rapporto con i cittadini e il territorio. Purché non sia, come spesso accade, uno sterile e vacuo esercizio di autocritica privo di conseguenze concrete: di questi tempi le analisi abbondano, e il più delle volte purtroppo non sono rassicuranti. Sarebbe come girare e rigirare il coltello nella piaga, o annaspare nelle nostre frustrazioni.
Non avremmo mai creduto di poter assistere a stagioni così tristi e cupe per la sinistra, che corrispondono a un momento critico della storia del paese e delle sue istituzioni, anche se la maggioranza degli italiani ancora non se n'è accorta. Eppure dobbiamo scavare tra le nostre macerie perché da queste, come per il famoso vaso di Pandora foriero di tutti i mali, si possa ritrovare in fondo qualcosa che assomigli vagamente alla speranza.
Tralasciando le vicende locali, nemmeno troppo limpide, che hanno portato alla sconfitta prenatalizia in Abruzzo, concentriamoci per un attimo sulla Sardegna. Per la prima volta nella storia delle democrazie occidentali un'alta carica istituzionale, nella fattispecie il Presidente del Consiglio in carica, ha usato tutto il suo peso politico e mediatico per attaccare in maniera offensiva e volgare e delegittimare un'altra figura istituzionale, il Governatore di una Regione, nel tentativo, ben riuscito, di rafforzare la propria posizione e il proprio disegno di egemonia politica sul paese. Un'invasione di campo ai limiti della correttezza, che si è ben presto trasformata in uno scontro impari tra Davide e Golia, tra il candidato debole, Cappellacci, ma sostenuto da un premier ancora evidentemente in luna di miele con gli italiani e quello che ha ben lavorato, Soru, ma ha pagato lo scotto di essere espressione di una leadership nazionale e di un partito deboli, perché al quel punto,come spesso è accaduto in Italia, il voto locale ha assunto una portata più ampia,assumendo una valenza nazionale. (Continua qui...)
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