[da "Gli Altri" del 12/02/2010] Nichi Vendola può candidarsi a guidare una regione sola, ma il suo nome ci sarà in tutte le tredici in cui si vota. Per l’occasione il simbolo di Sel, Sinistra ecologia libertà, si fregerà infatti ovunque della scritta “con Vendola”, in una mezzaluna rossa piazzata in fondo al logo.
Era una scelta quasi obbligata, del resto. La campagna elettorale che Massimo D’Alema ha involontariamente regalato a Vendola ricade infatti automaticamente anche sul “partito in formazione” guidato dal presidente della Puglia. E i risultati, stando ai sondaggi, non si sono fatti attendere: in due settimane Sel avrebbe fatto un netto balzo in avanti, più che raddoppiando i consensi previsti.
Ma nonostante Vendola, la sfida delle prossime elezioni sarà durissima per un partito neonato, escluso dal Parlamento, con pochi funzionari esperti nei territori e soprattutto con pochi, pochissimi soldi. Alle scorse europee, Sel poté spendere per la campagna elettorale meno di un quinto di quello che stanziò la Federazione della sinistra, raggiungendo peraltro la stessa percentuale. E stavolta le cose non andranno diversamente. Per carenza di fondi Sel ha dovuto rinunciare ai cosiddetti “sei x tre”, i manifesti elettorali più vistosi. Quelli che compariranno se li pagheranno da soli, eventualmente, i singoli candidati, mentre dovrà accontentarsi di formati assai più modesti quello ufficiale del partito, con lo slogan “La sinistra che vince”. Una frase a effetto dettata anch’essa, in qualche misura, dall’esperienza pugliese. «Perché l’esperienza di Nichi in Puglia - spiega Gennaro Migliore – rappresenta una rottura dell’ordine naturale delle cose: dimostra che può esistere una sinistra non pentita e tuttavia dotata di idee e programmi vincenti».
Vincere, stavolta, vuol dire anche battere la destra, fermare l’avanzata di Berlusconi e della Lega. Anche per questo motivo Sel, con una sola probabile eccezione, sarà alleata con il Pd ovunque, anche dove, come in Campania, non ha nascosto perplessità e dissenso aperto sulla scelta del candidato alla presidenza della Regione. L’eccezione è rappresentata dalle Marche, dove il partito di Bersani è alleato con quello di Pier Casini e si è presentato al tavolo delle trattative con un programma non negoziabile che foraggia le scuole private e sostiene la privatizzazione dell’acqua. La decisione finale, mentre scriviamo, non è ancora stata presa ma, per una forza di sinistra che deve trovare nelle prossime elezioni il suo battesimo, ingoiare una pillola così amara sarebbe suicida.
In una sola regione, la Toscana, le due forze eredi della cosiddetta “sinistra radicale”, Sel e la Federazione, sono insieme, mentre in Piemonte e Lombardia, regioni dove il superamento del 4% è a rischio, è fallito il tentativo di dar vita a un cartello insieme ai socialisti di Riccardo Nencini, per i contrasti sia sul programma sia sul simbolo, nel quale i socialisti avrebbero voluto inserire anche la loro sigla. Le trattative sono invece vicine a una conclusione positiva nel Veneto.
La situazione è invece ancora in alto mare per quanto riguarda la composizione delle liste. L’immancabile grana principale riguarda il Lazio, dove la componente di Sinistra democratica vorrebbe candidare come capolista Claudio Fava, che pur senza insistere troppo si è dichiarato disponibile. La proposta incontra però fierissime resistenze da parte dei laziali, e in particolare degli amministratori, e alla fine saranno probabilmente questi ultimi a spuntarla potendo mettere in campo un argomento determinante quale l’autonomia e l’indisponibilità ad accettare decisioni prese dall’alto.
Prima ancora dell’apertura delle urne, Sel inizierà la campagna di tesseramento per il 2010, e stavolta si tratterà a tutti gli effetti di tessere, non di semplici adesioni. Le quali ammontano al momento a circa 30mila: alle 25mila raggiunte prima dell’assemblea di Roma, in dicembre se ne sono aggiunte altre 5mila in gennaio e la campagna di tesseramento, nella fase di mobilitazione legata alle regionali, dovrebbe raggiungere risultati anche migliori.
Identico panorama sul fronte dei circoli, che sono oggi tra i 350 e i 400, del sito (www.sinistraliberta.eu), che conta una media di quattromila accessi individuali al giorno con punte di oltre seimila, e della costruzione di una struttura a livello nazionale. Sono già attivi in tutte le regioni i coordinamenti regionali (anche se non tutti hanno ancora eletto il coordinatore o portavoce) e si stanno iniziando a costruire i coordinamenti provinciali.
Sel, dunque, si prepara a diventare un vero partito. Il congresso, e stavolta si tratterà di un congresso in piena regola, si terrà in estate: l’avvio immediato del tesseramento serve proprio ad avviare la fase precongressuale. Partito sì, ma sapendo di non potersi limitare all’angusta ambizione di sopravvivere. «Dopo le regionali – dice Migliore – il partito accelera e si struttura, anche perché nel vivo della campagna elettorale si sta formando un vero gruppo dirigente. Credo che, dopo la chiusura delle urne, Sel diventerà un polo d’attrazione importante. Dunque dobbiamo porci da subito il problema di come procedere nel nostro progetto che è quello della ricostruzione della sinistra. Direi che sta saltando l’idea che il Pd sia il solo partito di governo e che il compito delle forze alla sua sinistra sia esclusivamente quello di emendarlo. Al contrario, si sta rendendo evidente che la sinistra, con il suo progetto e i suoi programmi, può e deve essere in sé forza di governo. Non siamo più figli di un dio minore, e non abbiamo più una vocazione solo testimoniale».
Cosa significherà tutto questo nella concreta pratica politica, però, dipenderà in misura massima dal responso delle urne, e non solo per quanto riguarda il risultato di Sel. E’ infatti evidente che, nell’eventualità di un’affermazione netta del partito di Vendola sull’intero territorio nazionale e di un esito insoddisfacente per il Pd, tale insomma da rendere conclamata la crisi in cui versa il principale partito dell’opposizione, s’imporrebbe quasi da sé la necessità di ripensare, nei tre anni che ci separano dalla sfida delle politiche, l’intero assetto del centrosinistra. Si avvierebbe di fatto una “fase costituente” e per Sel sarebbe l’occasione più propizia per misurarsi con il suo immensamente ambizioso obiettivo di fondo: la costruzione in Italia di una sinistra adeguata ai tempi.