Le celle fotovoltaiche sono costituite da Silicio, Arseniuro di Gallio (GaAs), Fosfuro di Indio e Gallio (InGaP),e da Germanio (Ge) che è l’elemento più raro e costoso. Perciò la Dichroic Cell ha pensato di lavorare proprio su questo aspetto cercando elementi più economici che potessero sostiuire il Germanio senza che ne fosse compromessa la resa. La ricerca si è orientata verso il silicio che di contro è l’elemento più disponibile e a buon mercato. Ecco dunque ideato un procedimenti che usa il reattore L.E.P.E.C.V.D. (Low Energy Plasma Enhanced Chemical Vapor Deposition), che funziona come una specie di forno: dopo che è stato depositato il Germanio sul Silicio avviene la trasformazione di un elemento nell’altro.
La sofisticata tecnologia, nata in ambito aerospaziale negli anni ‘90, promette di abbattere del 60% i costi del substrato delle celle fotovoltaiche. Costi che si abbassano del 30% nel caso di un substrato in Germanio puro. La ricerca è stata tenuta segreta fino a oggi, fino a quando cioè non si è riusciti a passare alla produzione su scala industriale. Perciò la Dichroic Cell ha iniziato a commercializzare i pannelli fotovoltaici dal substrato virtuale dallo scorso settembre annunciando l’attuale disponibilità a coprire il 10% del fabbisogno energetico nazionale.
Ha detto Federico Allamprese Manes Rossi, Amministratore Unico della Dichroic Cell S.r.l:
Coraggiosi imprenditori, soprattutto veneti, hanno investito negli studi e nella ricerca applicata dell’Università di Ferrara. I laboratori messi a disposizione da CNR-INFM hanno portato alla realizzazione di una tecnologia strategica e all’avanguardia, valida non solo per il settore fotovoltaico, ma anche per quello aerospaziale e dell’automotive. La lungimiranza dello scorso e dell’attuale governo sta consentendo di portare all’industrializzazione questa iniziativa, patrimonio esclusivo della nostra nazione.
Nessun commento:
Posta un commento