Il presidente degli Stati Uniti, più o meno, ha perduto la prima mano della grande partita politica che sta giocando. Ha dovuto accettare il rinvio a settembre della discussione in Senato sulla sua riforma sanitaria. Non aveva i voti per imporre i tempi strettissimi che lui avrebbe voluto. In Senato gli occorrevano 60 voti su 100, e in teoria poteva disporre di quei 60 voti se un pezzo non piccolissimo del partito democratico non fosse in rivolta contro di lui.
Non vuole saperne - la corrente conservatrice del partito, che va d'accordo coi repubblicani - di una riforma sanitaria che modificherebbe la sostanza dei rapporti sociali, limiterebbe la forza economica delle grandi compagnie d'assicurazione, e cambierebbe l'idea stessa dei diritti generali , spostando in modo assai significativo il confine tra i diritti del popolo e i diritti del mercato. La riforma sanitaria proposta da Obama, se sarà approvata, cambierà in modo profondo la natura del capitalismo americano.
Il fatto che Obama abbia subito una prima sconfitta, per ora solo nella definizione dei tempi, non solo non cancella, ma anzi esalta l'enorme valore della sua iniziativa politica. E ci segnala due cose: la forza dell'obamismo e la sua debolezza.
La forza sta nel fatto che questo nuovo leader che si è affacciato sulla scena mondiale ha delle idee molto nette, nuove. Ha un progetto di riforma della società. E non si è piazzato alla Casa Bianca con l'obiettivo di fare qualcosa per restarci a lungo, e basta. Si è piazzato alla Casa Bianca per guidare una trasformazione dell'America. Cioè con un pensiero che dal 1989 in poi era scomparso dall'orizzonte delle socialdemocrazie europee e dei circoli liberal americani (compresi quelli clintoniani).
La destra è furiosa. Uno dei maggiori consiglieri strategici del partito repubblicano, Bill Kristol, ha detto ai suoi: "questo non è il momento di tirare pugni. Go for the kill". Cioè, andiamo per uccidere. Il senatore Jim De Mint, della Sud Carolina, ha commentato: "Se lo battiamo qui, sulla sanità, sarà la Waterloo di Obama".
La debolezza di Obama sta nella sua solitudine. I clintoniani lo hanno abbandonato. In Europa non ha interlocutori, perché la sinistra è morta. Allora ha perduto? Beh, qualcuno avrebbe scommesso un dollaro sulla possibilità che diventasse presidente?No. E allora...
Non vuole saperne - la corrente conservatrice del partito, che va d'accordo coi repubblicani - di una riforma sanitaria che modificherebbe la sostanza dei rapporti sociali, limiterebbe la forza economica delle grandi compagnie d'assicurazione, e cambierebbe l'idea stessa dei diritti generali , spostando in modo assai significativo il confine tra i diritti del popolo e i diritti del mercato. La riforma sanitaria proposta da Obama, se sarà approvata, cambierà in modo profondo la natura del capitalismo americano.
Il fatto che Obama abbia subito una prima sconfitta, per ora solo nella definizione dei tempi, non solo non cancella, ma anzi esalta l'enorme valore della sua iniziativa politica. E ci segnala due cose: la forza dell'obamismo e la sua debolezza.
La forza sta nel fatto che questo nuovo leader che si è affacciato sulla scena mondiale ha delle idee molto nette, nuove. Ha un progetto di riforma della società. E non si è piazzato alla Casa Bianca con l'obiettivo di fare qualcosa per restarci a lungo, e basta. Si è piazzato alla Casa Bianca per guidare una trasformazione dell'America. Cioè con un pensiero che dal 1989 in poi era scomparso dall'orizzonte delle socialdemocrazie europee e dei circoli liberal americani (compresi quelli clintoniani).
La destra è furiosa. Uno dei maggiori consiglieri strategici del partito repubblicano, Bill Kristol, ha detto ai suoi: "questo non è il momento di tirare pugni. Go for the kill". Cioè, andiamo per uccidere. Il senatore Jim De Mint, della Sud Carolina, ha commentato: "Se lo battiamo qui, sulla sanità, sarà la Waterloo di Obama".
La debolezza di Obama sta nella sua solitudine. I clintoniani lo hanno abbandonato. In Europa non ha interlocutori, perché la sinistra è morta. Allora ha perduto? Beh, qualcuno avrebbe scommesso un dollaro sulla possibilità che diventasse presidente?No. E allora...
Nessun commento:
Posta un commento