Sempre più spesso, in questi ultimi tempi, si parla di emergenza randagismo sia a livello nazionale sia a livello locale.
Lavello è stato uno dei primi Comuni, se non il primo a livello regionale, ad adeguarsi correttamente alle Leggi Nazionali cominciando già dal lontano 1993 a tatuare e microchippare, a sterilizzare i cani e ad attrezzarsi anche di un canile-rifugio.
Oltre 16 anni di attività della Lega Nazionale per la Difesa del Cane hanno proiettato la città di Lavello verso livelli di civiltà propri del Nord Europa.
Recentemente, però, sta accadendo che alle autorità competenti arrivano segnalazioni di cani abbandonati e/o ammalati, di branchi che circolano nei quartieri nonché di sistematici e vigliacchi avvelenamenti.
Qualcosa non sta funzionando!
Il fenomeno del randagismo non si può affrontare per singoli episodi o con interventi di urgenza, ma merita una analisi più approfondita.
Il randagismo è il frutto della mala civiltà, della illegalità e della mala amministrazione del fenomeno stesso.
A questo proposito chiariamo un concetto in maniera definitiva: i costi sociali della lotta al randagismo delle Amministrazioni sono addebitabili ai cittadini che violano le leggi e non ai cani che sono vittime di un reato.
I problemi a Lavello esistono e vanno risolti.
Il rischio che si corre nel dichiarare lo stato di emergenza è che si facciano scelte improvvisate e/o, peggio ancora, dettate da business più o meno occulti.
Quali sono le possibili soluzioni?
Non di certo CHIUDERE IL CANILE, per qualsivoglia motivo, aiuta a risolvere il problema.
Non dimentichiamo infatti che il contrasto del fenomeno randagismo persegue essenzialmente un obiettivo di difesa dell’incolumità del cittadino e di sanità pubblica e animale.
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane è convinta innanzitutto che ogni Comune deve recepire Leggi Nazionali e dotarsi di un Regolamento Comunale sulla Tutela degli Animali e conseguentemente di un Ufficio Diritti degli Animali. Inoltre il primo aspetto da affrontare riguarda gli obblighi di microchippatura e iscrizione all’anagrafe canina che i proprietari di cani devono rispettare ; il secondo attiene ai necessari controlli ed eventuali sanzioni da parte delle autorità competenti (Vigili Urbani, Carabinieri, Polizia Provinciale, Guardia Forestale ecc..); terzo controllo delle nascite con progetti di sterilizzazione su vasta scala territoriale, affiancando alle attività delle Asl anche quella di ambulatori veterinari di liberi professionisti convenzionati; quarto commissariamento ad acta da parte del prefetto di quei Sindaci inadempienti come previsto dalla Ordinanza Martini del 16 Luglio 2009.
La superficialità dei Comuni, i mancati interventi, la mala amministrazione e scuse varie costituiscono attualmente in tutto il Sud la base oggettiva del “business” dei canili controllati dalle mafie.
Lavello è stato uno dei primi Comuni, se non il primo a livello regionale, ad adeguarsi correttamente alle Leggi Nazionali cominciando già dal lontano 1993 a tatuare e microchippare, a sterilizzare i cani e ad attrezzarsi anche di un canile-rifugio.
Oltre 16 anni di attività della Lega Nazionale per la Difesa del Cane hanno proiettato la città di Lavello verso livelli di civiltà propri del Nord Europa.
Recentemente, però, sta accadendo che alle autorità competenti arrivano segnalazioni di cani abbandonati e/o ammalati, di branchi che circolano nei quartieri nonché di sistematici e vigliacchi avvelenamenti.
Qualcosa non sta funzionando!
Il fenomeno del randagismo non si può affrontare per singoli episodi o con interventi di urgenza, ma merita una analisi più approfondita.
Il randagismo è il frutto della mala civiltà, della illegalità e della mala amministrazione del fenomeno stesso.
A questo proposito chiariamo un concetto in maniera definitiva: i costi sociali della lotta al randagismo delle Amministrazioni sono addebitabili ai cittadini che violano le leggi e non ai cani che sono vittime di un reato.
I problemi a Lavello esistono e vanno risolti.
Il rischio che si corre nel dichiarare lo stato di emergenza è che si facciano scelte improvvisate e/o, peggio ancora, dettate da business più o meno occulti.
Quali sono le possibili soluzioni?
Non di certo CHIUDERE IL CANILE, per qualsivoglia motivo, aiuta a risolvere il problema.
Non dimentichiamo infatti che il contrasto del fenomeno randagismo persegue essenzialmente un obiettivo di difesa dell’incolumità del cittadino e di sanità pubblica e animale.
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane è convinta innanzitutto che ogni Comune deve recepire Leggi Nazionali e dotarsi di un Regolamento Comunale sulla Tutela degli Animali e conseguentemente di un Ufficio Diritti degli Animali. Inoltre il primo aspetto da affrontare riguarda gli obblighi di microchippatura e iscrizione all’anagrafe canina che i proprietari di cani devono rispettare ; il secondo attiene ai necessari controlli ed eventuali sanzioni da parte delle autorità competenti (Vigili Urbani, Carabinieri, Polizia Provinciale, Guardia Forestale ecc..); terzo controllo delle nascite con progetti di sterilizzazione su vasta scala territoriale, affiancando alle attività delle Asl anche quella di ambulatori veterinari di liberi professionisti convenzionati; quarto commissariamento ad acta da parte del prefetto di quei Sindaci inadempienti come previsto dalla Ordinanza Martini del 16 Luglio 2009.
La superficialità dei Comuni, i mancati interventi, la mala amministrazione e scuse varie costituiscono attualmente in tutto il Sud la base oggettiva del “business” dei canili controllati dalle mafie.
Lavello, 04 Novembre 2009
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