E’ quanto riferisce una nota di Sinistra e Libertà che afferma:
“Di fronte alla drammatica crisi economica e finanziaria molti paesi europei e gli stessi Stati Uniti hanno deciso di investire di più nell’istruzione. E nell’istruzione per tutti. Perché garantire il diritto al sapere e a una formazione qualificata per tutti è condizione di democrazia e questione decisiva anche per lo sviluppo e la qualità dei sistemi produttivi. In Italia le politiche di Gelmini e Tremonti vanno in direzione opposta. Si tolgono - continua Sinistra e Libertà - brutalmente risorse (otto miliardi di euro in tre anni) al sistema pubblico dell’istruzione. Si taglia sul numero di insegnanti, si aumentano gli alunni per classe, si riducono le ore di scuola, si eliminano i laboratori, si tolgono fondi ai bilanci delle scuole.
Si riducono risorse per i più deboli, per i soggetti portatori di handicap, per i bambini migranti. Non si investe nell’edilizia scolastica e nella messa in sicurezza delle scuole. Impoverire la scuola pubblica farà sì che l’istruzione non sia più per tutti ma per chi se la potrà pagare. E questo significa non solo ignorare un preciso compito istituzionale ma stravolgere la fisionomia del Paese, creare nuove disparità e diseguaglianze. A settembre - prosegue la nota - la riduzione del numero degli insegnanti avrà come immediato effetto l’espulsione di migliaia di docenti precari dalla scuola.
Noi di Sinistra e Libertà proponiamo: aumentare le risorse per l’istruzione pubblica; non ridurre il numero degli insegnanti; aumentare i posti negli asili nido e generalizzare la scuola dell’infanzia; affidare il modello didattico per la scuola elementare all’autonomia delle scuole e abbandonare l’imposizione del maestro unico; lanciare un grande piano per l’edilizia scolastica, che abbia come obiettivo irrinunciabile la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici; riformare la scuola superiore elevando subito l’obbligo scolastico almeno sino a sedici anni e, in prospettiva, garantendo a tutti il diritto all’istruzione sino al diciottesimo anno di età; salvaguardare la laicità della scuola di tutti non imponendo che gli insegnanti di una materia facoltativa, la religione, partecipino agli scrutini”.
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