domenica 27 settembre 2009

Ancora su "Fenice", il termodistruttore delle "meraviglie"...

Pubblichiamo iltesto del volantino della sezione di Lavello (PZ) di "Sinistra e Libertà" sulla questione termodistruttore "Fenice" uscito il 27/09/2009

FENICE: STORIA CHE CI RIGUARDA
- Il 3 marzo 2009 l'ARPAB, responsabile delle indagini previste dalla deliberazione n. 2584 del 3 novembre 1999 con la quale la Giunta Regionale approvava il "Piano di Monitoraggio ambientale del melfese" comunica (Alla Regione, alla Provincia ed al Sindaco di Melfi) che le acque di falda, dai controlli effettuati dall'Agenzia e che hanno interessato i pozzi all'interno dell'area del termodistruttore Fenice, sita a S. Nicola di Melfi, hanno evidenziato superamenti della concentrazione-soglia per nichel, mercurio, fluoruri, nitriti, tricloroetano, tricloroetilene, tetracloroetilene, bromodiclorometano, dibromocloromerano. Per tali pozzi Arpab precisa di aver attivato i meccanismi per addivenire alla conoscenza del fenomeno.
- Il 12 marzo 2009 Fenice S.p.A. Termovalorizzatore, sito in zona industriale S. Nicola di Melfi, comunica (all’Arpab, alla Regione, alla Provincia ed al Sindaco di Melfi) la presenza di una situazione di contaminazione” evidenziata in una relazione tecnica allegata..
- Il 14 marzo 2009 il Sindaco di Melfi, che evidentemente aveva ritenuto poco attendibile la comunicazione dell’ente pubblico preposto ai controlli ambientali, l’ARPAB, prende atto che gli “Sono pervenute le note di comunicazione di presenza di contaminazione,…, a firma dell'ARPAB … e di Fenice Spa in data 12 u.s.,..” che fanno riferimento al superamento di concentrazioni soglia di contaminazioni della acque sotterranee della zona ed emana ordinanza “di divieto di utilizzo, a qualsiasi scopo, delle acque sotterranee emungibili dai pozzi presenti all'interno del perimetro del sito dell'impianto di termovalorizzazione Fenice nonché di quelli a valle del sito stesso”.
- Il Sindaco di Lavello, evidentemente convinto che il termovalorizzatore si trovi su un altro pianeta e non a ridosso degli interessi ambientali e di salute di Lavello e della sua popolazione, ritiene che parlare di Fenice sia una questione “demagogica e terroristica” e si tiene tranquillamente in disparte dalla vicenda nonostante ogni sollecitazione ad intervenire fatta anche in Consiglio Comunale.
- Dal 3 marzo scorso su Fenice si sono sviluppate attività istituzionali e discussioni di ogni natura; la questione è approdata inutilmente in Parlamento ed ha piuttosto mostrato che una denunzia alla Magistratura, ben lungi dall’essere una difesa per la popolazione, rischia di essere uno strumento degli inquinatori per far secretare i dati, impedire la discussione e proteggere così i propri interessi.
- Recentissimamente è stata avanzata l’inquietante ipotesi che attraverso dati mai pubblicati e comunicati da Fenice spa ad Arpab si sarebbe potuto evincere già dal gennaio 2008 il superamento dei parametri di Mercurio, nichel e trialometani con il conseguente inquinamento della falda acquifera dell’Ofanto.
- Il Sindaco di Melfi, Navazio, ora finalmente ha espresso le sue preoccupazioni tramite stampa.
- per quanto riguarda la contaminazione da mercurio siamo del parere che circoscrivere la zona di contaminazione ad un pozzo interno all’area di Fenice facendo derivare la contaminazione dalle linee di depurazione dei fumi di entrambi i forni, sia riduttivo e fuorviante; su ritiene infatti scientificamente molto improbabile un inquinamento indiretto per tali vie.
- Suggeriamo indispensabile, per “valutare il movimento in falda e la relativa protezione dell’Ofanto, una estensione della caratterizzazione delle acque di falda” oltre l’attuale rete, ed interessare le zone basse della valle, a ridossi delle sponde del fiume, comprese quelle dell’agro di Lavello.
- Siamo del parere che il Sindaco di Lavello debba considerare Fenice come fatto che ci riguarda ed intervenire con vigore, e con ogni mezzo disponibile, in difesa della salute dei cittadini e della sicurezza della produzione agricola della valle.

venerdì 25 settembre 2009

LASME, delusione e rabbia «La proposta dell’azienda solo una presa in giro:»

Alle 10 di oggi c'è stata un'assemblea con i sindacati davanti alla fabbrica. De Filippo: «risultati insoddisfacenti»
[articolo tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 24/09/2009]

Due giorni fa l'incontro romano, che ha portato soltanto ombre e delusione. Oggi, alle 10, l'assemblea con i sindacati davanti alla fabbrica. Ieri, il comprensibile rammarico per i lavoratori della Lasme. «Sono delusa al 100 per cento», dice Adele Maiorella, di Venosa. «La proposta dell'azienda, di salvare solo 35 di noi è improponibile. Quella del Ministero? Non ci credo e non mi fido. E' solo fumo negli occhi». «Non credo proprio - interviene Luca Vicino, di Lavello - che esista un imprenditore disposto a rilevare il capannone e a investire in questa zona. L'incontro di Roma, come immaginavamo, è stata l'ennesima presa in giro».
«Già sapevamo - rincara la dose Antonietta D'Amato, operaia di Ginestra - che sarebbe finita così. Tra di noi c'è solo delusione. Domani (oggi, ndr.) in base a quello che ci riferiranno i nostri rappresentanti sindacali in assemblea decideremo il da farsi». «Sospettavamo che sarebbe andata a finire così. La vendita del capannone, il modulo porta? E' solo una presa in giro», sbotta Mauro Santosuosso di Lavello. «Anche se si mantenessero 35 lavoratori - spiega - la fabbrica sarebbe destinata a chiudere, perché sarebbe una soluzione temproanea. A questo punto chiediamo alle autorità regionali di intervenire: ci trovino un modo per continuare a lavorare, anche altrove, perché siamo finiti in mezzo a una strada».
«L'azienda - sottolinea Vito Buglione, operaio lavellese - nel piano che ha presentato vorrebbe mettere da parte le produzioni per la Sata di Melfi, il vero motivo per cui si era insediata in questo comprensorio. E questo è incomprensibile, anche perché gli alzacristalli elettrici continua a produrli a Chiavari». Per il melfitano Mauro Caputo «il piano presentato dall'azienda non è assolutamente chiaro. E poi, non credo esista qualcuno disposto a rilevare il capannone».
Intanto, per il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo «l'ultimo incontro si è concluso con risultati ancora insoddisfacenti. Si tratta ora - spiega - di proseguire con determinazione su altre questioni: innanzitutto richiamare Fiat al più alto livello istituzionale; poi convincere l’azienda ad aumentare il più possibile l’attività produttiva nel territorio lucano collegandola alla Sata; e infine, mettere in campo le procedure per reindustrializzare la restante parte del sito utilizzando le disponibilità finanziarie e gli strumenti regionali, ma anche quelli che il Ministero dello Sviluppo Economico doverosamente dovrebbe mettere a disposizione».

giovedì 24 settembre 2009

La Puglia contro il Nucleare...

[post dal sito ufficiale di Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia]

Ieri la Giunta Regionale della Puglia ha presentato ricorso contro la legge del Governo Berlusconi che prevede il ritorno al nucleare. Una legge che è violenza alla storia, alla voce, ai luoghi del nostro Paese la cui volontà, espressa nel referendum del 1987, è stata brutalmente infossata.
È una legge che non rispetta il Titolo V della Costituzione e i poteri concorrenti delle Regioni riguardanti la produzione di energia e il governo del territorio: le regioni vengono escluse dall’iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti e il Governo tratterà soltanto con la Conferenza Unificata Stato-Regioni per la costruzione e l’esercizio. Noi al ritorno di un mezzo antieconomico e pericoloso non ci stiamo! In questi quattro anni e mezzo abbiamo tracciato un cammino diverso, virtuoso. Siamo i primi in Italia nella produzione di energia da impianti eolici e fotovoltaici, abbiamo intrapreso iniziative importanti per la tutela dell’ambiente, il monitoraggio e la salvaguardia del territorio e dei suoi 800 chilometri di costa, il miglioramento della qualità dell’aria e il controllo delle emissioni nell’atmosfera, il risanamento dei siti inquinati, la gestione ottimale dei rifiuti, lo sviluppo e la compatibilità ambientale. Come specchio del mio operato di Governatore della Puglia ricordo la Legge antidiossina, la più avanzata d’Italia, forse d’Europa, con cui affermiamo che il diritto alla salute e i diritti dell’ambiente non possono più essere contrapposti al diritto al lavoro e che anzi diritto al lavoro e diritto alla salute possono incrociare i propri passi in un cammino comune. In questa direzione vogliamo proseguire.
Nichi Vendola

lunedì 21 settembre 2009

Documento "Sinistra e Libertà" Basilicata...

Inseriamo il link da cui scaricare il file in pdf del documento approvato dall'Assemblea di "Sinistra e Libertà" del 18 settembre 2009.
Buona lettura a tutti.

Clicca qui per scaricare il documento

domenica 20 settembre 2009

Documento finale approvato dall'Assemblea di "Sinistra e Libertà" del 20 settembre...

E’ costituito il coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà, composto da membri in rappresentanza dei partiti fondatori e delle tante elettrici e dei tanti elettori non iscritti ad alcun partito o movimento.
Il coordinamento e composto da: Daniela Brancati, Paolo Cento, Gim Cassano, Lisa Clark, Marco Di Lello, Claudio Fava, Grazia Francescato, Umberto Guidoni, Gianni Mattioli, Gennaro Migliore, Riccardo Nencini, Mauro Palma, Michele Ragosta, Luca Robotti, Simonetta Salacone, Giuliana Sgrena, Nichi Vendola, Alessandro Zan.
All’interno del coordinamento verranno conferiti incarichi di lavoro.
Entro il 15 ottobre dovranno essere costituiti i coordinamenti regionali di Sinistra e Libertà, che potranno avere fino ad un massimo di 11 membri e scelti con gli stessi criteri.
Al fine di sostenere l’azione politica di Sinistra e Libertà, viene istituita una specifica carta di adesione del costo di 10 Euro per i giovani fino a 18 anni e 30 Euro per tutti gli altri.
Vengono istituiti 2 gruppi di lavoro (uno sul programma e l’altro su regole e partecipazione) e forum tematici inerenti le campagne già varate.
La partecipazione ai forum è libera e individuale.
I gruppi di lavoro sono costituiti da 60 membri ciascuno.
Nel mese di dicembre si terrà la Conferenza programmatica di Sinistra e Libertà.
E’ stata assunta la proposta di inserire il termine “ECOLOGIA”, in luogo dei tre simboli attualmente presenti nel semicerchio inferiore, nel simbolo di Sinistra e Libertà.
Tutte queste decisioni saranno sottoposte a verifica nella prossima conferenza programmatica di dicembre.
All’indomani delle prossime elezioni regionali si terrà il congresso fondativo di Sinistra e Libertà.

ASSEMBLEA NAZIONALE! La diretta via web e l'intervista a Vendola...

Clicca qui per vedere la diretta dell'Assemblea Nazionale

Al termine del dibattito “Un’altra economia per uscire dalla crisi”, Nichi Vendola, in un intervista rilasciata per il sito SL, ha parlato del futuro di Sinistra e Libertà, della crisi della globalizzazione e del ruolo che oggi può giocare la sinistra
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Domani (domenica 20) c’è l’Assemblea di "Sinistra e Libertà". Qual è il futuro di "Sinistra e Libertà" e il tuo futuro dentro "Sinistra e Libertà"?

Sinistra e Libertà domani in qualche maniera passa al secondo tempo: dal tempo della evocazione al tempo del cantiere. Comincia un percorso nel quale la carta che concentra l’adesione, quindi l’iscrizione a questo movimento, la costruzione di organismi dirigenti di transizione, la costruzione dei gruppi di lavoro sulla carta delle idee, la carta programmatica, la carta delle regole, la scelta di fare una grande assemblea programmatica a dicembre, l’annuncio della scelta di fare subito dopo le regionali, a cui andremo come Sinistra e Libertà, un congresso fondativo, servono ad offrire l’idea che finisce questa specie di aleatorietà che ha accompagnato Sinistra e Libertà. Entriamo in un’altra dimensione, che non è ancora quella della maturità, ma quella della vita: non ci sono più ipoteche esistenziali su questo soggetto che si sta dando fiato e vita..

Nell’intervento hai parlato molto di globalizzazione e del tipo di globalizzazione che c’è stata in questi anni. Non hai l’impressione che la grande crisi che ha sconvolto l’economia dell’occidente si stia richiudendo con l’assetto dei poteri fondamentali, salvato dall’intervento pubblico, che avevano determinato quella crisi?

E’ un processo contradditorio quello che io vedo. Da un lato la prima parte della risposta globale alla crisi di globalizzazione è stata di salvaguardia delle oligarchie e degli attori fondamentali del mondo finanziario, economico, bancario, ma questa risposta ha prodotto anche un cortocircuito politico: la crisi della destra americana, della destra giapponese. Ha messo in moto processi che non contengono naturalmente in forme mature l’inversione di rotta, ma che sono figli della domanda sociale di cambiare rotta..

La sinistra è stata abbastanza silente. Come ha detto Bersani introducendo la discussione, qualche volta si è appoggiata a ricette altrui di fronte alla globalizzazione . Oggi, in questa fase, che ruolo può giocare la sinistra?

Intanto non c’è sinistra se non c’è lettura autonoma e spregiudicata della globalizzazione e della sua crisi. La sinistra è innanzitutto un atteggiamento di autonomia intellettuale, un’esistenza critica dall’esistente. La sinistra che è rimasta prigioniera del concretismo, di un riformismo anemico senz’anima, che è rimasta prigioniera dell’incompatibilità dell’esistente, non è stata più in grado di avere una lettura autonoma dei processi che segnavano la storia del mondo. Per avere un programma di alternativa e per mettere soprattutto in moto grandi speranze collettive, c’è bisogno di una lettura, di quali sono gli assi teleologici su cui gira il mappamondo. E questo forse la sinistra sta lentamente ricominciando a farlo

giovedì 17 settembre 2009

Ampliamento dell'ENI di Taranto, Vendola furioso...

Il decreto di Via firmato dalla Prestigiacomo sta scatenando reazioni a catena nei presidenti delle regioni del Sud Italia. Prima c’è stato il secco no di Iorio all’impianto off-shore del Molise, ora Nichi Vendola ha colto l’occasione del dibattito presso la Fiera del Levante con Bassolino e Iorio per dire la sua in merito a quelle questioni di carattere politico che hanno ripercussioni sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Dopo il decreto Via del governo Berlusconi all’ampliamento della centrale Eni di Taranto, Nichi Vendola ha sfogato la sua ira, difendendo la città di Taranto ed i suoi cittadini, con queste parole:

"Il via libera del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, alla valutazione di impatto ambientale per l’ampliamento di quella centrale è l’ennesima provocazione del governo Berlusconi, oltre che un’ulteriore aggressione nei confronti di una città già martoriata, che è arrivata ormai ad un livello di saturazione industriale."

domenica 13 settembre 2009

La democrazia mediatica di Silvio Berlusconi

[da Repubblica.it - Giovanni Floris, 13/09/2009]

Vertici di viale Mazzini tagliano la trasmissione di Floris, il conduttore: "Decisione immotivata". Ruffini: "Noi eravamo contrari".
Da Vespa la consegna delle case in Abruzzo, la Rai cancella la puntata di Ballarò.
Gentiloni (Pd): "Voglio fare un reality con Berlusconi protagonista"
Rizzo Nervo: "Masi si ricordi che non è più a Palazzo Chigi".

ROMA - Uno speciale di Porta a Porta in prima serata martedì, dedicato alla consegna delle prime case ai terremotati d'Abruzzo, farà slittare la prima puntata della nuova stagione di Ballarò. Una decisione che il vicedirettore generale Antonio Marano motiva con la volontà di "valorizzare un momento importante per il Paese". Ma che crea polemiche. "E' un atto immotivato ai miei occhi, non riesco a comprenderne le ragioni. Avremmo potuto trattare gli stessi temi dello speciale di Raiuno, non vedo il motivo di sostituirci" commenta il conduttore Giovanni Floris. "Si tratta di una decisione presa contro il nostro parere" sottolinea il direttore di Raitre, Paolo Ruffini.
Marano, però, difende la scelta e nega contrasti: "Per Ballarò non c'è alcun problema, è solo uno spostamento che abbiamo ritenuto opportuno visto il tipo di evento e per non far sovrapporre due programmi di approfondimento". Spiegazioni che non convincono nè Floris nè Ruffini. "Abbiamo
un inviato in Abruzzo da due settimane - spiega il giornalista di Rai 3 -, e la cerimonia del 15 settembre era un avvenimento previsto da prima che presentassimo la trasmissione. Naturalmente poi avremmo parlato anche di altro, di attualità politica e di attualità economica".
Ruffini rincara la dose: "Ho detto al responsabile dei palinsesti che la decisione di stravolgere la programmazione con una comunicazione improvvisa via e-mail, a meno di 48 ore dalla messa in onda del programma, dopo che era già stata tenuta peraltro la conferenza stampa avrebbe inevitabilmente assunto un nuovo sapore e danneggiato l'immagine aziendale". Preoccupazioni che i vertici di viale Mazzini non hanno minimamente raccolto. E che alimenta i timori di chi parla di una volontà "normalizzatrice" da parte dell'esecutivo su Rai 3. "A tutti quelli che mi telefonano allarmati dico che mi auguro che sia solo un episodio sgradevole e grave, e che mi auguro che andremo in onda prima possibile dicendo tutto quello che abbiamo da dire" promette Floris.
Il consigliere d'amministrazione Nino Rizzo Nervo tira in ballo il direttore generale Mauro Masi parlando di "un'azione di disturbo sulla terza rete che ha come fine la sua 'normalizzazione'. Qualcuno dovrebbe spiegare al direttore generale che non è più a Palazzo Chigi e che vi è una profonda differenza tra televisione pubblica e televisione di Stato".
E se il presidente della Fnsi Roberto Natale diche il vertice della Rai "sembra aver smarrito il senso della dignità del servizio pubblico", il Pd, per bocca di Paolo Gentiloni, parla di "un grave tentativo di trasformare la consegna delle prime case ai terremotati di Onna in una sorta di reality show governativo, col premier come protagonista". Mentre Pier Luigi Bersani ricorda l'appuntamento del 19 settembre per la libertà di informazione: "Meglio andare a discuterne in piazza del Popolo sabato prossimo".
Ma da viale Mazzini si rivendica la legittimità della scelta: ad un evento come la riconsegna delle case ai terremotati è giusto dare il maggiore spazio possibile su Raiuno.

venerdì 11 settembre 2009

Aspettando Bagnoli...

[Costituente Coordinamento Sinistra e Libertà di Massa e Cozzile, 4/09/2009 - dal sito www.sinistraeliberta.it ]

Siamo persone che, pur provenendo da percorsi politici diversi o non avendo mai aderito direttamente a nessun partito politico, lo scorso 3 settembre si sono riunite in un’assemblea autoconvocata per avviare anche nel comune di Massa e Cozzile (PT) la costituzione di un Coordinamento di SeL, convinti che nell’attuale e desolato panorama politico italiano vi possa ancora essere spazio per una Sinistra vera, unita e rinnovata.

Andando oltre ogni più rosea aspettativa, ci siamo ritrovati di fronte ad una partecipata discussione, alla quale hanno preso parte simpatizzanti provenienti da più di un comune della Valdinievole (ennesima dimostrazione della bontà e delle aspettative che, nonostante tutto, sono ancora riposte nel progetto politico di SeL). Alla luce di quanto scaturito durante il dibattito - nel quale si sono manifestate sia l’opportunità di raccordare sin da subito l’esperienza del nostro comune con quella di Buggiano, sia quella di valorizzare nel suo insieme l’esperienza del tessuto territoriale della Valdinievole - abbiamo deciso di rinviare la nascita ufficiale di un Coordinamento locale ai giorni immediatamente successivi l’assemblea di Bagnoli. Ci pare comunque importante aver iniziato un cammino che, in caso di notizie positive dall’assise del 20, potrà concludersi sin dal giorno dopo con la formale nascita di uno dei primi punti di aggregazione di SeL in Valdinievole, avanguardia locale di quel processo costitutivo del nuovo partito auspicato da tutti i presenti.

A due settimane dall’atteso appuntamento di Bagnoli, infatti, concordiamo anche noi con tutti coloro che sentono la necessità di costruire un partito aperto alla società civile, al mondo del lavoro, ai movimenti e a tutte le organizzazioni che si battono per valori condivisi. Siamo ormai convinti dell’inutilità di un partito fortemente ideologico, così come crediamo non possano attrarre formule politiche autoreferenziali che, nonostante soluzioni preconfezionate quali spesso si sono rivelate le primarie, continuano a rimanere distanti dalla Società. La nostra attenzione va posta su l’astensionismo e la disaffezione politica sempre più marcati, motivati dal fatto che l’Italia rischia di ritrovarsi ad essere il solo paese europeo senza più una solida cultura di Sinistra, nell’accezione più ampia del termine. Un elettorato che, probabilmente, attende un nuovo partito dotato di una classe dirigente capace di dire parole chiare su diritti civili, eguaglianza e solidarietà, democrazia e giustizia, lavoro ed economia, scuola; un partito in grado di formulare proposte per risolvere la crisi che, nelle sue molteplici sfaccetatture, sta progressivamente colpendo fasce sempre più ampie di popolazione.

Questo era e resta il fine ultimo del nostro progetto politico.

Tuttavia, i continui rallentamenti, i tatticismi, i sempre più evidenti bizantinismi (federazione, doppie-tessere, percorsi paralleli, simboli in entrata o in uscita), le tante, troppe precisazioni susseguitesi nei mesi successivi alla vitale quanto insperata prova data da SeL alle elezioni europee, rischiano di trasformare quello che poteva essere l’inizio di un percorso costituente nella fine di una speranza per migliaia di militanti e simpatizzanti. A pochi giorni da quello che potrebbe essere la data simbolo della costituzione del nuovo partito, o perlomeno del suo avvio, siamo ancora di fronte alle stesse incognite, agli stessi timori e alle stesse “divisioni” che stanno accompagnando la nostra “comunità” dall’esperienza dell’Arcobaleno in poi.

Per questo motivo, il nostro auspicio è che l’unica opzione prevista dall’assemblea del 20 sia l’avvio di un percorso costituente democratico e partecipato, escludendo quindi a prescindere qualsiasi nefasta ipotesi federativa, che possa avere la sua conclusione con il congresso fondativo del partito in tempi brevi e certi. Restano infatti forti le perplessità legate al fattore tempo. Non parrebbe infatti essere stata sufficientemente soppesata la strategicità della data in cui collocare il futuro congresso costituente (giugno 2010?), in quanto grande a questo punto sarebbe il rischio, con le elezioni regionali del marzo prossimo, di presentarci al voto (per la terza volta consecutiva in poco meno di tre anni) con l’ennesimo cartello elettorale e con tutti i rischi politici del caso. Così come sarebbe miope far finta di ignorare il dibattito e le “attenzioni” che saranno generati dall’ormai prossimo congresso del Pd, rispetto al quale non dobbiamo sentirci antagonisti, ma rispetto al quale vogliamo e dobbiamo essere alternativi.

Per prima cosa si dovrebbe quindi scongiurare che l’appuntamento di Bagnoli rischi di diventare l’ennesima liturgica kermesse - nella quale parlarci addosso senza riuscire a fare un solo passo in avanti, con il rischio di perdere per strada, per puro sfinimento, molti, moltissimi compagni - attraverso una discontinuità reale, che possa finalmente dissolvere la condizione da Fortezza Bastiani nella quale siamo progressivamente precipitati a discapito dei contenuti e di una reale iniziativa politica.

Non riteniamo pertanto più rinviabile il tempo dell’azione e del lavoro comune. Auspichiamo che finalmente possa avverarsi la agognata convergenza tra “processo dal basso” e vertici nazionali. Per questo confidiamo affinchè sin dal 21 settembre si possa innescare un vorticoso e fertile lavoro nei territori che finalmente permetta di dare vita ad un progetto politico comune e condiviso, scongiurare la dispersione del patrimonio di esperienze accumulato in questi molti mesi e definire una sempre più necessaria linea politica. Lì dovranno essere impegnate e moltiplicate le nostre energie, perchè SeL possa essere definitivamente percepita come una vera e propria entità politica.

Basta quindi con il ridondare delle parole: riteniamo che il tempo della discussione debba ritenersi esaurito e che i tempi siano maturi per poter parlare già da oggi di partito. Qualora dovessero riaffiorare ulteriori “resistenze”, la speranza è che siano i militanti, quelle migliaia di persone che hanno creduto nel progetto di SeL esprimendosi a gran voce nei territori piuttosto che nella rete, a prendere in mano la situazione e a forzarla rompendo ogni indugio.

Quello che è certo è che Bagnoli non dovrà in nessun modo trasformarsi nell’ennesimo rinvio delle decisioni che contano, pena il rischio dell’ultima, definitiva, dolorosa sconfitta.

giovedì 10 settembre 2009

FALLISCE L'ASSALTO A VENDOLA...

[di Andrea Colombo da "l'Altro on-line. La sinistra quotidiana"]

Dopo mesi di allusioni e pettegolezzi tutt'altro che innocenti, la pubblicazione sul Corriere della Sera dei verbali degli interrogatori di Giampaolo Tarantini, industriale e lenone, permette di fare un po' di chiarezza sulla postribolare inchiesta pugliese. Dice una prima verità, smentisce in radice le tante falsità imposte a mezzo stampa nel corso di un'estate mediaticamente scandalosa oltre che scandalistica. L'intraprendente Giampy aveva partorito un'idea tutt'altro che originale, ma di quelle che non passano mai di moda. Aveva scoperto che, per ungere le ruote giuste e agevolarsi così il cammino nella giungla degli affari, niente vale quanto il mettere a disposizione dei potenti graziose e compiacenti fanciulle.

Non è il primo ad affidarsi al mezzuccio in questione. Non sarà l'ultimo.

A fare la differenza non è la maggior disposizione al lenocinio del mezzano più celebre d'Italia, ma la casuale collocazione in posti determinanti della politica nazionale e regionale di attempati gentiluomini usi a perdere più di molti altri la testa, o a sbavare che dir si voglia, di fronte a una sottana sollevata. In virtù della sua nutrita scuderia, foraggiata a soldi e coca, Giampy ha potuto stringere numerose amicizie utili, ha concluso affari lucrosi che altrimenti gli sarebbero stati preclusi. Tra i sedotti dalle grazie a pagamento delle sue donzelle figurano il presidente del consiglio, il vicepresidente della Regione Puglia, più qualche figura in apparenza meno rilevante, ma probabilmente collocata in postazioni strategicamente persino più utili.

In una città come Bari è letteralmente impossibile pensare che le attività del nostro, ai cui ricevimenti dicono peraltro che partecipassero anche un paio di magistrate di chiara fama, fossero del tutto ignote. Di fatto, il solo leader politico a intervenire per mettere un drastico freno al degrado è stato il presidente della Regione.

Nichi Vendola ha messo alla porta il suo vice, Sandro Frisullo, assai citato dall'amicone Tarantini, e per farlo non ha esitato a sfidare le ire di una parte sostanziosa del Pd pugliese. Ha rimosso la manager della Asl di Bari Lea Cosentino, a sua volta figura non priva di potere e amicizie.

Ha denunciato a chiare lettere l'esistenza di una serissima «questione morale in Puglia», e anche queste parole gli hanno procurato parecchi nemici. Ha azzerato e drasticamente rimpastato la sua giunta, e come tutti sanno non è stato un lavoretto facile.

Eppure proprio Vendola è stato per mesi messo sotto accusa, in virtù di una sapiente manovra di disinformazione finalizzata a rovesciare completamente la realtà. E' diventato il presidente degli scandali, con gran sollazzo di quelli che negli scandali erano impelagati davvero, e nutrivano un comprensibile rancore nei confronti di chi gli aveva rotto le uova d'oro nel paniere.

E' il caso di segnalare, peraltro, che la corruzione in Puglia, con particolare riguardo alla vena aurifera della sanità, non è affatto nata con Giampaolo Tarantini e con le sue ragazze facili. Ai tempi del viceré Fitto si erano dati da fare altri e meno ruspanti affaristi, distribuendo, secondo le istanze di rinvio a giudizio, tangenti con la stessa disinvoltura con cui Giampy elargiva donne, ma per finalità identiche.

Si tratta del gruppo Angelucci, proprietario delle due testate, Il Riformista e Libero, che più di tutte si sono sforzate per tirare addosso a Vendola una croce del tutto immeritata, e alzi la mano chi sinceramente pensa che si tratti di una fortuita coincidenza. Questa è la realtà della vicenda pugliese, ed è una realtà che costituisce per molti, in Puglia e fuori, motivo di vergogna o peggio. Ma con quel drappello Nichi Vendola non ha nulla a che spartire, se non l'averne messo alla porta alcuni simpatici esponenti.

mercoledì 9 settembre 2009

FIRMA LA PETIZIONE ON-LINE!!!

Mentre sui territori si raccolgono le firme per la petizione “Studiare meglio, studiare tutti”, anche il sito di Sinistra e Libertà fa la sua parte promuovendo la petizione a sostegno della campagna “Donna di Denari” anche online.

FIRMA LA PETIZIONE ONLINE

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STUDIARE MEGLIO, STUDIARE TUTTI

Per il governo l’istruzione è un costo.

Per Sinistra e Libertà l’ignoranza costa molto di più.

Di fronte alla drammatica crisi economica e finanziaria molti paesi europei e gli stessi Stati uniti hanno deciso di investire di più nell’istruzione. E nell’istruzione per tutti.

Perché garantire il diritto al sapere e a una formazione qualificata per tutti è condizione di democrazia e questione decisiva anche per lo sviluppo e la qualità dei sistemi produttivi.

In Italia le politiche di Gelmini e Tremonti vanno in direzione opposta.

Si tolgono brutalmente risorse (otto miliardi di euro in tre anni) al sistema pubblico dell’istruzione.

Si taglia sul numero di insegnanti, si aumentano gli alunni per classe, si riducono le ore di scuola, si eliminano i laboratori, si tolgono fondi ai bilanci delle scuole.

Si riducono risorse per i più deboli, per i soggetti portatori di handicap, per i bambini migranti.

Non si investe nell’edilizia scolastica e nella messa in sicurezza delle scuole. E per far cassa, si propone il maestro unico e il taglio del tempo pieno stravolgendo un modello didattico di eccellenza che ha portato la scuola elementare italiana ai primi posti nelle classifiche internazionali.

Si cambia la scuola superiore, non la si riforma, con il solo scopo di ridurre le ore di insegnamento.

E mentre si risparmia sulla scuola pubblica si danno risorse (il bonus) per chi va nella scuola privata.

Impoverire la scuola pubblica farà sì che l’istruzione non sia più per tutti ma per chi se la potrà pagare. E questo significa non solo ignorare un preciso compito istituzionale ma stravolgere la fisionomia del Paese, creare nuove disparità e diseguaglianze.

A settembre la riduzione del numero degli insegnanti avrà come immediato effetto l’espulsione di migliaia di docenti precari dalla scuola. A settembre i genitori troveranno una scuola più povera. Meno insegnanti, meno tempo pieno, meno sostegno. Insomma meno strumenti per permettere a tutti di imparare e di imparare meglio.

Le proposte di Sinistra e Libertà:

  • aumentare le risorse per l’istruzione pubblica
  • non ridurre il numero degli insegnanti
  • aumentare i posti negli asili nido e generalizzare la scuola dell’infanzia
  • affidare il modello didattico per la scuola elementare all’autonomia delle scuole e abbandonare l’imposizione del maestro unico
  • lanciare un grande piano per l’edilizia scolastica, che abbia come obiettivo irrinunciabile la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici
  • riformare la scuola superiore elevando subito l’obbligo scolastico almeno sino a sedici anni e, in prospettiva, garantendo a tutti il diritto all’istruzione sino al diciottesimo anno di età
  • Salvaguardare la laicità della scuola di tutti non imponendo che gli insegnanti di una materia facoltativa, la religione, partecipino agli scrutini

FIRMA LA PETIZIONE ONLINE

lunedì 7 settembre 2009

Alcuni dati per ragionare insiene...

La crisi economica-finanziaria che ha investito il mondo (a economia capitalista e in un regime politico neoliberista) sembra coinvolgere gli angoli più remoti del globo con effetti disastrosi sulla vita di milioni di persone. Di recente lo stesso regista americano Michael Moore - presentando a Venezia il suo ultimo lavoro in cui indaga i mali della crisi e la sua origine - ha definito il capitalismo come "dannoso per le persone" e ha stigmatizzato anche il comportamento del nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiedendosi: "ma quando ve ne liberate?".
A parte ciò, in questo breve post vogliamo solo dare alcuni dati per quanto concerne la nostra Regione, la Basilicata, che in questa crisi sembra "solo" aver incrementato il suo stato di area depressa...
Dal 2004 al 2008, ad esempio, la Basilicata vede diminuire di 6.000 abitanti la sua popolazione (-1,0%) ed anche il peso delle coorti d'età con meno di 15 anni (dal 15,1% al 13,9%).
Non meno grave è la situazione del mercato del lavoro, la differenza del tasso di occupazione dal I trimestre 2003 al I trimestre 2009 è pari a meno un punto percentuale (dal 48% al 47%), circa 4.000 unità in meno. A questo si aggiunga che le ore di CIG hanno già superato a luglio 2009 il monte ore dell'anno precedente (fine 2008, CIG pari a 2.062.000 ore), arrivando ad essere pari a circa 5.350.000.
Questi alcuni dati di una crisi che attanaglia una Regione già caratterizzata da un mercato del lavoro molto fragile...

sabato 5 settembre 2009

Casa della Sinistra... in Festa!

Lunedì 7 e martedì 8 Settembre, a Rionero in Vulture (PZ), presso la “Villa Catena”, si svolgerà l’evento “CASA DELLA SINISTRA… IN FESTA”.

Nella due giorni di festa, oltre alla proiezione di filmati e iniziative varie, è previsto,:

lunedì 7, un dibattito sul tema “il lavoro al tempo della crisi”: interverranno Antonio Pepe, Segretario Regionale della CGIL, Carmine Vaccaro, Segretario Regionale della UIL, Nino Falotico, Segretario Regionale della CISL, Giannino Romaniello (Coordinatore Provinciale di SD), Antonio Placido (Sindaco di Rionero) e Paolo Pesacane (Coordinatore Provinciale di MPS).

Seguirà lo spettacolo teatrale “il triangolo degli schiavi” di Ulderico Pesce con la partecipazione straordinaria di Andrea Satta.

Martedì 8, si svolgerà il dibattito sul tema “Rifiuti: da problema a risorsa”: interverranno Piero Lacorazza (Presidente della Provincia di Potenza), Walter Mancini (Sinistra e Libertà), Ivano Scotti (Coordinatore MpS di Lavello), Lina Grosso (Assessore al Comune di Rionero) e Antonio Placido (Sindaco di Rionero).

Seguirà una serata musicale.

venerdì 4 settembre 2009

Sinistra e Libertà di Basilicata: iniziativa sulla scuola...

In merito ai tagli alla scuola Sinistra e Libertà di Basilicata ha organizzato una raccolta firme che sarà così articolata: domenica dalle 10.30 alle 13.00 (Piazza Zara e Piazza Don Bosco) e lunedì dalle 18.00 alle 20.00 (Piazza Mario Pagano).

E’ quanto riferisce una nota di Sinistra e Libertà che afferma:

Di fronte alla drammatica crisi economica e finanziaria molti paesi europei e gli stessi Stati Uniti hanno deciso di investire di più nell’istruzione. E nell’istruzione per tutti. Perché garantire il diritto al sapere e a una formazione qualificata per tutti è condizione di democrazia e questione decisiva anche per lo sviluppo e la qualità dei sistemi produttivi. In Italia le politiche di Gelmini e Tremonti vanno in direzione opposta. Si tolgono - continua Sinistra e Libertà - brutalmente risorse (otto miliardi di euro in tre anni) al sistema pubblico dell’istruzione. Si taglia sul numero di insegnanti, si aumentano gli alunni per classe, si riducono le ore di scuola, si eliminano i laboratori, si tolgono fondi ai bilanci delle scuole.

Si riducono risorse per i più deboli, per i soggetti portatori di handicap, per i bambini migranti. Non si investe nell’edilizia scolastica e nella messa in sicurezza delle scuole. Impoverire la scuola pubblica farà sì che l’istruzione non sia più per tutti ma per chi se la potrà pagare. E questo significa non solo ignorare un preciso compito istituzionale ma stravolgere la fisionomia del Paese, creare nuove disparità e diseguaglianze. A settembre - prosegue la nota - la riduzione del numero degli insegnanti avrà come immediato effetto l’espulsione di migliaia di docenti precari dalla scuola.

Noi di Sinistra e Libertà proponiamo: aumentare le risorse per l’istruzione pubblica; non ridurre il numero degli insegnanti; aumentare i posti negli asili nido e generalizzare la scuola dell’infanzia; affidare il modello didattico per la scuola elementare all’autonomia delle scuole e abbandonare l’imposizione del maestro unico; lanciare un grande piano per l’edilizia scolastica, che abbia come obiettivo irrinunciabile la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici; riformare la scuola superiore elevando subito l’obbligo scolastico almeno sino a sedici anni e, in prospettiva, garantendo a tutti il diritto all’istruzione sino al diciottesimo anno di età; salvaguardare la laicità della scuola di tutti non imponendo che gli insegnanti di una materia facoltativa, la religione, partecipino agli scrutini”.

martedì 1 settembre 2009

LA NOSTRA LOTTA PER IL LAVORO E CONTRO COMPORTAMENTI BARBARI!!!

[Commento di Luca Vicini, operaio e compagno della LASME, la sua testimonianza è importante e merita di essere un post]

Luca Vicino, 30/08/2009.
Sono uno dei 7 lavoratori della LASME, azienda dell’indotto FIAT di S.Nicola di Melfi dove 174 lavoratori rischiano di perdere definitivamente il lavoro, che per 3 giorni sono stato sul tetto dello stabilimento solo ed unicamente per rivendicare il diritto al lavoro.
Molti in questi giorni hanno parlato delle lotte, di questi nostri gesti, tanti si sono affrettati a dire che non bisogna arrivare a queste forme estreme che mettono a rischio la vita delle persone.
Io sono d’accordo che bisogna ricostruire la unità di tutti i lavoratori e dello stesso sindacato senza divisioni fra nord e sud, fra italiani ed extracomunitari per affermare con lotte civili come da sempre abbiamo fatto nel nostro Paese i nostri diritti. Come si fa a chiedere di essere razionale e evitare forme di lotta estreme, a chi, dopo un anno di lavoro si prepara ad un piccolo periodo di riposo e l’ultimo giorno di lavoro scopre che la fabbrica dopo le ferie non aprirà più e che un mese prima, mentre si produceva a pieno ritmo (per fare le scorte alla Fiat?) il padrone aveva messo in liquidazione la società di Melfi e si preparava a produrre le produzioni in Liguria?
Per tutti i lavoratori della Lasme, per me e i compagni che sono stati sul tetto e che sono scesi solo perché l’assemblea ha democraticamente deciso di accettare la proposta del Prefetto di Potenza di sospensione della mobilità e abbandono del tetto da parte nostra, fino all’incontro che si terrà al Ministero dell’industria previsto per il 4 settembre, la perdita del posto di lavoro significa tutto. Spezza ogni nostra progetto futuro. Io personalmente, ma anche tanti altri, sono “emigrato” da un paese dell’interno della Basilicata a Lavello dove, come tanti, il lavoro nella fabbrica ci aveva permesso d’iniziare a costruire un nuovo futuro non a 1000 km ma a 100 km dal nostro luogo di nascita e quindi nella nostra regione, nella nostra terra.
I padroni Pellegri di Chiavari per meri interessi economici hanno deciso di spostare tutta la produzione in Liguria dopo aver avuto tanti contributi pubblici e benefici con la costruzione dello stabilimento di Melfi.
E’ un comportamento barbaro a cui non ci stiamo e che combatteremo con tutte le nostre forze e con ogni lotta, anche quelle più estreme. A tutti chiediamo sostegno e solidarietà concreta; chiediamo di provare a mettersi nei nostri panni. Siamo gente con mogli/mariti e figli che non hanno la forza di guardare avanti perché vedono solo buio. Un buio uguale a quello di tanti altri, a quello che hanno davanti i lavoratori extracomunitari, quelli che tre sere fa, in un paese poco distante dalla nostra fabbrica, come noi, hanno rischiato di morire perché un padroncino non li voleva a dormire nei casolari abbandonati vicino al proprio agriturismo perché ne andava di mezzo la immagine del suo locale. Loro vanno bene il giorno quando raccolgono i pomodori a venti euro e devono scomparire la sera quando hanno il diritto a dormire, noi andavamo bene quando producevamo a Melfi a costi inferiori e non più adesso.
Queste sono le storie del lavoro, queste sono le storie di chi è considerato merce uguale ai pezzi che produce e al pomodoro che raccoglie. Contro questa idea del lavoro, contro queste ingiustizie, non solo noi, ma tutti dovrebbero indignarsi e lottare di più perché ciò non avvenga. Questa è la storia di chi dopo le lotte alla università per il diritto allo studio si ritrova su un tetto della fabbrica per il diritto al lavoro. Per noi il mondo non è cambiato, anzi forse è peggiorato.
Noi tutti della lasme continueremo a batterci per tornare al lavoro perché non abbiamo altra scelta. Sosteneteci.