È vero, la Storia può essere raccontata solo da chi l’ha subita, poiché chi l’ha fatta o la fa, può solo negarla. Tremonti è uno di quelli che la recente storia d’Italia la stanno facendo ed è probabilmente per questo che la nega.
Nega il vergognoso scudo fiscale che consente il lavaggio di ingenti capitali indegnamente depositati all’estero, nega i danni che la recente manovra finanziaria procurerà alle Regioni, nega di aver “risolto” la questione delle multe all’Europa per il superamento delle quote latte favorendo dei delinquenti di Stato (1.500 allevatori), così come nega che la riforma federalista vedrà favoriti i più forti.
Oggi, invece, il ministro Tremonti, messo di fronte alla valutazione di un piano di pareggio dei costi per sopperire ai buchi creatisi a seguito di una manovra di risanamento per il riequilibrio del sistema sanitario pugliese pesantemente intaccato dai mille rivoli di liquida pecunia da subappalto, dispersa tra favori e grandi acquisti in un ipermercato di voti elargiti in cambio di profittevoli promesse ereditata da anni di cattiva gestione, prende tempo e si concede l’autarchico privilegio di rigettare in grande stile, non una richiesta di evasione da pagamenti dovuti alla collettività, ma la richiesta di garanzie finanziarie finalizzate a non danneggiare il welfare di una Regione all’avanguardia.
Di fatto, la Puglia di Vendola, è l’inedito tentativo d’avviare percorsi di governo delle trasformazioni territoriali secondo un ideale di bellezza sostanziale, di sostenibilità dell’economia e volto ad individuare nuovi orizzonti di ricerca che potrebbero aprirsi e svilupparsi in loco; una lungimiranza, quella della Regione Puglia, che è stata capace di andare incontro agli obiettivi di sostenibilità fissati dal Protocollo di Kyoto.
Perché dunque offrire garanzie finanziarie per la prosecuzione di un servizio sanitario, per altro già a suo tempo ripulito da ogni sorta di “mela marcia” dovrebbe essere considerato un gesto assistenzialista, attraverso cui riparare i danni del bilancio di una sorta di inesistente Grecia nostrana? Non è dato saperlo.
Prendiamo atto che il ministro Tremonti sembra molto propenso ad assecondare le richieste di quattro evasori padani, mentre si mostra decisamente avverso nei confronti di chi al contrario, si conferma virtuoso e capace di proporre piani di risanamento senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini (pugliesi). Che dire? È un vizio antico.
Da 150 anni il Sud è sottoposto alle angherie e alle violenze di certa parte del Nord (annessione forzata, partigiani antisabaudi retrocessi al rango di briganti, emigrazione per assenza di politiche di sviluppo, ecc.) ed oggi Tremonti, attraverso le sue dichiarazioni, non ha fatto altro che farsi portavoce delle esigenze di chi, ereditando per discendenza diretta questo stupro di civiltà, si erge a rappresentante della parte economicamente più forte di questo Paese, la quale è arrivata a concedersi persino il lusso arrogante di poter impunemente rivendicare la sua paradossale spinta ad ottenere l’indipendenza da un popolo che ha oppresso.
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