mercoledì 7 maggio 2008

Ricostruire la Sinistra senza il PD...

[Intervista a Gennaro Migliore di Angela Mauro da www.rifondazione.it]

Pd: D'Alema e Bersani attaccano Veltroni e ipotizzano un dialogo con la sinistra. Uno scenario possibile?
Sono interessato alla riflessione di D'Alema e di chiunque proponga di mettere in discussione il bipolarismo schematico. Ma l'ambizione della sinistra è di non chiedere una mano a nessuno, D'Alema compreso. Ora è necessario lavorare alla costruzione di una proposta politica che legittimi la sinistra nella società, visto che siamo stati elettoralmente inceneriti come da fulmine. L'esigenza di un soggetto politico di sinistra resta.

Impresa difficile, di fronte a tipi come il neosindaco di Roma Alemanno che sembra impegnato su scelte politiche molto popolari. C'è il rischio che questa destra dia scacco matto su tutto...

Non dobbiamo essere annichiliti dal timore che le politiche di una certa destra possano essere popolari. Dobbiamo essere in grado noi di costruire una proposta che, come scriveva domenica scorsa Bifo su Liberazione , rifiuti una doppia introiezione della paura: quella della destra e quella della sua legittimazione nella società. Sta a noi trovare la capacità di sovvertire le letture consolatorie e difensive di una certa sinistra moderata e contrastarle con un pensiero forte e la valorizzazione della nostra cultura politica. Penso ancora che vada contrastata l'idea che la violenza e la discriminazione siano elementi fondanti del consenso, il modo per farlo sta in una pratica della non-violenza che riguardi però il senso comune. Non dobbiamo aver paura del possibile, non dobbiamo temere l'inevitabile.

Cioè?
Cioè tutti i cambiamenti. L'idea che sta alla base della vittoria della destra è non affermare il cambiamento. Invece, noi dobbiamo essere convinti delle possibilità di miglioramento della nostra società. Siamo stati sconfitti perchè visti come chi voleva difendere lo status quo. Ora dobbiamo costruire una strategia più capace, inventare nuove forme di rappresentanza. Nella crisi politica della sinistra il tema della democrazia non è solo evocazione ma necessità. Chi dice ripartiamo dal basso senza dire "come, perchè e con chi" rischia di rifugiarsi in una sorta di nicchia sociale senza potenzialità di cambiamento. Penso all'ultima discussione dei nostri vecchi compagni di strada del nord est che ora si dicono "marxisti non di sinistra" e si sentono "base" senza indicare strumenti. Oggi dobbiamo essere capaci di acquisire anche forme di discussione che consentano di superare i limiti della democrazia rappresentativa che non basta più per una società complessa come la nostra. Bisogna prendere esempio dall'esperienza di varie amministrazioni locali in Emilia Romagna, che si sono cimentate sui bilanci partecipativi guardando a quanto fatto in altri posti d'Europa e in Sud America. Ricordo ai tanti che evocano una reale vicinanza ai movimenti - siccome io penso di averli frequentati abbastanza - che la difficoltà della nostra azione con i movimenti si è determinata con la partecipazione del Prc al governo ma anche perchè molte relazioni di movimento sono diventate asfittiche quanto più si misuravano sulle identità. Penso ai social forum, che invece di essere la base di un processo costituente diventarono intergruppi, o alla rottura dei Disobbedienti dopo il Trainstopping. Quando vuoi affermare una tua identità presuntamente fissa a danno degli altri e non come contributo alla ricerca comune, finisce che quella identità la usi come una minaccia e non come occasione per una reale capacità di confronto. [Continua qui...]

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