L'Economist torna a dedicare uno speciale ed una copertina all'Italia con il titolo: «The man who screwed an entire country», l'uomo che ha fregato un paese intero. Logica conclusione, se vogliamo, del celebre «unfit to lead Italy», inadatto a guidare l'Italia, che il settimanale britannico gli appioppò nell'aprile 2011.
Su sfondo bianco la foto di un Berlusconi sorridente e impoltronato, forse una di quelle bianche di Porta a Porta. L'analisi è puntuale: l'Economist, che vende gran parte delle sue copie negli Usa, non cade nel semplicismo di alcune altre grandi testate anglosassoni che in questi giorni hanno scritto che la sconfitta alle amministrative sarebbe l'effetto di Ruby. L'unico a credere a questa ipotesi in Italia è Sallusti ma per il resto è palese che questa volta sia stata la politica, e non la cronaca giudiziaria, ad avere punito il premier.
Anche l'analisi economica è come sempre di gran livello: l'Italia ha avuto il «più basso tasso di crescita di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale. Tra il 2000 e il 2010, il Pil italiano è cresciuto in media dello 0,25% all'anno, una dato allarmante migliore solo rispetto a quello di Haiti o dello Zimbawe». E nonostante il nostro Paese «abbia saputo evitare il peggio durante la recente crisi finanziaria globale, non ci sono segnali di una possibile inversione di tendenza». Insomma la pagheremo per anni e l'esortazione è chiara: mandatelo a casa. Viene solo un dubbio: ma siamo proprio sicuri che, per quanto potente, ricco e spavaldo, sia stata tutta colpa di uno solo? Sarebbe così semplice, eppure sembra così difficile.
Su sfondo bianco la foto di un Berlusconi sorridente e impoltronato, forse una di quelle bianche di Porta a Porta. L'analisi è puntuale: l'Economist, che vende gran parte delle sue copie negli Usa, non cade nel semplicismo di alcune altre grandi testate anglosassoni che in questi giorni hanno scritto che la sconfitta alle amministrative sarebbe l'effetto di Ruby. L'unico a credere a questa ipotesi in Italia è Sallusti ma per il resto è palese che questa volta sia stata la politica, e non la cronaca giudiziaria, ad avere punito il premier.
Anche l'analisi economica è come sempre di gran livello: l'Italia ha avuto il «più basso tasso di crescita di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale. Tra il 2000 e il 2010, il Pil italiano è cresciuto in media dello 0,25% all'anno, una dato allarmante migliore solo rispetto a quello di Haiti o dello Zimbawe». E nonostante il nostro Paese «abbia saputo evitare il peggio durante la recente crisi finanziaria globale, non ci sono segnali di una possibile inversione di tendenza». Insomma la pagheremo per anni e l'esortazione è chiara: mandatelo a casa. Viene solo un dubbio: ma siamo proprio sicuri che, per quanto potente, ricco e spavaldo, sia stata tutta colpa di uno solo? Sarebbe così semplice, eppure sembra così difficile.
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